Le vertigini non sono una malattia ma un sintomo che si manifesta con una percezione alterata del movimento. Le persone che ne soffrono descrivono spesso una sensazione di giramento di testa, come se l’ambiente circostante ruotasse o come se il proprio corpo oscillasse senza controllo. Queste sensazioni possono essere di breve durata, come nel caso di un semplice episodio di capogiro, oppure persistenti, fino a interferire con la capacità di svolgere le normali attività quotidiane. Possono anche occorrere con i cambi di posizione, ad esempio passando velocemente dalla posizione seduta o stesa a impiedi.
In alcuni casi, le vertigini possono essere accompagnate da nausea, vomito, difficoltà a mantenere l’equilibrio e una sensazione di disorientamento. Questi episodi non devono essere sottovalutati, in quanto possono essere il segnale di una condizione più grave. In particolar modo, quando si parla di vertigini in ambito cardiologico, ci si riferisce a episodi che possono derivare da un insufficiente afflusso di sangue al cervello, legato a problemi del cuore o della circolazione. Identificare e trattare correttamente questi episodi è essenziale per prevenire complicazioni.
Il ruolo del cuore nelle vertigini
Le vertigini, dunque, rappresentano un segnale che qualcosa nel corpo potrebbe non funzionare correttamente. In ambito cardiologico, questo sintomo è spesso correlato a una ridotta capacità del cuore di pompare sangue al cervello.
Tra le condizioni cardiovascolari che possono causare vertigini troviamo:
- un brusco calo della pressione arteriosa;
- anomalie del ritmo cardiaco;
- ostruzioni nei vasi sanguigni che portano sangue al cervello.
Queste situazioni compromettono il corretto apporto di ossigeno al cervello, portando a episodi di instabilità o capogiri.
Le cause cardiologiche delle vertigini
Le vertigini possono avere molteplici cause, che possono essere classificate in due tipologie principali: periferiche e centrali. Le vertigini periferiche sono le più frequenti e derivano da disfunzioni dell’apparato vestibolare, situato nell’orecchio interno, che è responsabile del mantenimento dell’equilibrio. Solitamente vengono percepite vedendo l’ambiente circostante che gira, mentre la persona è percepita ferma al centro; questa forma si chiama vertigine oggettiva. Le vertigini centrali, invece, derivano da problemi a livello del sistema nervoso centrale, spesso legati a disfunzioni del cervello. Esempi tipici includono l’emicrania vestibolare, che può colpire il sistema dell’equilibrio durante un attacco di emicrania, e condizioni più gravi come sclerosi multipla, ictus o ischemia cerebrale. Solitamente, vengono percepite vedendo l’ambiente circostante fermo, ma la persona sembra muoversi, ovvero un senso di instabilità dell’equilibrio personale; questa forma viene definita vertigine soggettiva.
Tuttavia, anche diverse condizioni cardiovascolari possono provocare vertigini. Tra queste, l’ipotensione ortostatica si manifesta quando la pressione sanguigna diminuisce rapidamente passando dalla posizione seduta o sdraiata a quella eretta, ed è una causa comune di vertigini, specialmente negli anziani o in chi assume farmaci per la pressione. Le aritmie cardiache, come fibrillazione atriale o tachicardia ventricolare, o altre disfunzioni di conduzione dell’impulso elettrico nel cuore, e possono interferire con l’afflusso di sangue al cervello, scatenando episodi improvvisi di capogiro.
Un’altra possibile causa è la stenosi delle arterie carotidi: il restringimento di questi vasi, che portano sangue al cervello, può ridurre l’apporto sanguigno, specialmente durante sforzi fisici. L’insufficienza cardiaca, invece, compromette la capacità del cuore di pompare efficacemente il sangue, causando una riduzione dell’ossigenazione cerebrale, con sintomi quali debolezza, affaticamento e vertigini. Infine, l’ipotensione sistemica, caratterizzata da pressioni arteriose eccessivamente basse a causa di disidratazione, emorragie o shock, può provocare vertigini accompagnate da debolezza e pallore.
Sintomi da non sottovalutare
Le vertigini di origine cardiologica possono presentarsi con altri segnali d’allarme, tra cui:
- Palpitazioni: percezione di battiti cardiaci rapidi o irregolari.
- Debolezza improvvisa: sensazione di mancamento.
- Dolore toracico.
- Fiato corto: legato a insufficienza cardiaca o aritmie.
- Svenimenti: un episodio di mancamento con o senza perdita di coscienza. Si parla rispettivamente di sincope o lipotimia..
Se le vertigini sono frequenti, intense o associate a sintomi gravi come difficoltà a parlare, visione offuscata o debolezza di un lato del corpo, è fondamentale rivolgersi immediatamente a un medico.
Quando rivolgersi al medico
Un’accurata diagnosi è fondamentale per comprendere l’origine cardiologica delle vertigini. Gli strumenti diagnostici più comuni sono
- Elettrocardiogramma: utile per individuare aritmie o anomalie nel ritmo cardiaco;
- Monitoraggio pressorio: per rilevare episodi di ipotensione ortostatica;
- Ecocardiogramma: per valutare la funzione del cuore e delle valvole cardiache;
- Doppler carotideo: per verificare la presenza di stenosi o ostruzioni nelle arterie;
- Holter ECG delle 24 o 48 ore: per identificare possibili cause aritmiche.
Il trattamento delle vertigini, però, dipende dalla causa sottostante e può prevedere diverse strategie. L’uso di farmaci specifici, come antiaritmici per il controllo delle aritmie o anticoagulanti per prevenire la formazione di coaguli, rappresentano le opzioni più comuni. Anche le modifiche dello stile di vita svolgono un ruolo importante: aumentare l’idratazione, seguire una dieta equilibrata e praticare regolare attività fisica possono contribuire a migliorare la salute cardiovascolare. Nei casi più gravi, come stenosi carotidea o insufficienza cardiaca avanzata, possono essere necessarie procedure mediche avanzate, terapie farmacologiche o anche interventi chirurgici o l’impianto di un device tipo pacemaker o defibrillatore sottocutaneo.
È fondamentale rivolgersi a un cardiologo se le vertigini si presentano frequentemente senza una causa apparente, si associano a svenimenti o dolore toracico, o sono accompagnate da sintomi come palpitazioni e fiato corto. Una diagnosi tempestiva consente di individuare eventuali condizioni pericolose e di prevenire complicanze gravi, come ictus o infarto.