Obesità e patologie cardiovascolari: come sono correlate e come curarsi

patologie cardiovascolari

La condizione di obesità è caratterizzata da un accumulo eccessivo di grasso corporeo. Essa può rappresentare e diventare un significativo e determinante fattore di rischio per lo sviluppo di diverse patologie, in particolare le patologie cardiovascolari.

Epidemiologia e correlazione

Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità a livello mondiale ha raggiunto ormai proporzioni epidemiche. La cifra è altissima: oltre 1,9 miliardi di adulti sono in sovrappeso, di cui più di 650 milioni obesi. Per quanto concerne i dati del nostro Paese, rispetto a 20 anni fa si registrano circa 1,6 milioni di persone obese in più su un campione di 6 milioni di cittadini. L’aumento è stato più evidente soprattutto nella fascia d’età 18-34 anni, che ha visto un incremento dal 2,6% al 6,6%.

L’obesità e patologie cardiovascolari sono strettamente correlate tra loro. Di regola, una circonferenza vita superiore a 102 cm negli uomini e 88 cm nelle donne può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari, suscitando potenzialmente influenze e problematiche anche sotto il profilo endocrinologico.

L’obesità non è solo un problema periferico di accumulo di grasso nel sottocute, ovvero negli strati sotto la pelle, ma essa si accumula anche all’interno di alcuni organi, come il fegato, determinando la steatosi epatica, e all’interno della cavità addominale, attorno agli organi interni, costituendo la cosiddetta obesità viscerale. Questa è la porzione di grasso più pericolosa per la salute, nonché la più difficile da eliminare.

Cause e fattori di rischio

A tal proposito, l’obesità si manifesta come risultato di uno sbilanciamento tra l’apporto calorico e il consumo energetico ma, al suo sviluppo, possono contribuire anche fattori genetici, ambientali e comportamentali. Alcuni dei principali fattori di rischio annoverabili alla correlazione tra obesità e patologie cardiovascolari possono essere:

  • Ipertensione arteriosa: più dell’85% di persone con ipertensione, infatti, presenta un indice di massa corporea (IMC) superiore a 25.
  • Dislipidemia: ovvero l’obesità associata a livelli elevati di colesterolo LDL e trigliceridi, con livelli ridotti di colesterolo HDL.
  • Insulino-resistenza e diabete mellito di tipo 2: l’eccesso di tessuto adiposo, infatti, contribuisce a sviluppare insulino-resistenza, aumentando quindi sia il rischio di diabete che di problematiche cardiovascolari.
  • Sindrome metabolica: che può portare a malattie cardiache, ictus e diabete.

Di conseguenza, una persona obesa presenta un rischio più elevato di sviluppare patologie come:

  • Cardiopatia ischemica: l’obesità contribuisce all’aterosclerosi, cioè il processo che porta al restringimento delle arterie coronarie.
  • Ictus: ipertensione e dislipidemia, associate all’obesità, possono aumentare il rischio di eventi cerebrovascolari.
  • Insufficienza cardiaca: un eccesso di peso impone un carico aggiuntivo al cuore, aumentando dunque il rischio di scompensi.

Un breve approfondimento sulla sindrome metabolica

Riguardo a questa problematica c’è tanto da approfondire, poiché parliamo di un insieme di condizioni cliniche che aumentano significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Tali condizioni possono includere:

  • Obesità addominale: ovvero accumulo di grasso nella zona addominale
  • Ipertensione arteriosa: pressione sanguigna elevata
  • La già citata Dislipidemia
  • Glicemia a digiuno elevata: quindi, livelli di zucchero nel sangue superiori alla norma

L’obesità – e in particolare quella addominale – rappresenta un fattore chiave nello sviluppo di tale sindrome. La prevalenza di quest’ultima è in aumento a livello globale, poiché correlata all’incremento dei tassi di obesità. In Italia, per esempio, studi epidemiologici indicano una crescente diffusione dell’obesità e delle sue condizioni associate, ovviamente con alcune variazioni da regione a regione.

Anche la correlazione con l’ipertensione arteriosa è strettamente collegata ai meccanismi fisiopatologici caratterizzanti tale condizione. L’ipertensione, infatti, viene considerata uno dei criteri diagnostici della sindrome metabolica, oltre che un importante predittore di complicanze cardiovascolari. Secondo gli studi clinici, il 70% delle persone con sindrome metabolica presenta anche una condizione di ipertensione arteriosa.

Cenni di trattamento

Per diminuire e ridurre il rischio cardiovascolare, la gestione dell’obesità è fondamentale. Per farlo, esistono varie strategie da poter intraprendere e seguire:

  • Modifiche dello stile di vita: per esempio, l’adozione di una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali, così come anche povera di grassi saturi e zuccheri aggiunti. Anche un’attività fisica regolare, con almeno 150 minuti di esercizio moderato a settimana, è altamente raccomandata.
  • Interventi comportamentali: un adeguato supporto psicologico o programmi strutturati possono senz’altro aiutare nella perdita e nel mantenimento del peso.
  • Terapia farmacologica: in alcuni casi, farmaci specifici possono essere prescritti al fine di facilitare la perdita di peso
  • Chirurgia bariatrica: nei casi più gravi di obesità, la chirurgia può essere considerata una soluzione importante, dato che mostra, secondo vari studi, una riduzione del 46% del rischio cardiovascolare.

Perché è importante fare prevenzione

Per contrastare l’obesità e patologie cardiovascolari, l’attività preventiva primaria passa attraverso l’educazione sanitaria, la promozione di stili di vita sani e una precoce identificazione dei fattori di rischio. Programmi di screening e interventi comunitari possono aiutare a ridurre l’incidenza di tali patologie.

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