Lo scompenso cardiaco, o anche insufficienza cardiaca, si palesa come una condizione nella quale il cuore perde progressivamente la sua capacità di pompare sangue in maniera efficace al fine di soddisfare le necessità metaboliche dell’organismo.
Si tratta di una delle principali cause di ospedalizzazione e di decessi, specialmente nelle persone al di sopra dei 65 anni. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 26 milioni di persone soffrono, a livello globale, di scompenso cardiaco. I numeri sembrano peraltro destinati a crescere, per via non solo dell’invecchiamento della popolazione ma anche dell’aumento di patologie croniche come ipertensione o diabete. Al di là di questo, lo scompenso cardiaco risulta avere un impatto piuttosto significativo all’interno del sistema sanitario, rappresentando una delle più alte spese sanitarie nei paesi con maggior industrializzazione.
Come si fa la diagnosi
La diagnosi di scompenso cardiaco si basa su una valutazione clinica composta da esami di laboratorio e test strumentali. Innanzitutto, il medico esegue un’accurata anamnesi del paziente e un esame obiettivo per valutare eventuali sintomi come:
- Affaticamento e ridotta tolleranza allo sforzo fisico;
- Difficoltà respiratorie;
- Gonfiore a gambe e caviglie.
Successivamente, nel caso in cui tali problemi si rendessero evidenti, il medico potrà decidere di richiedere un elettrocardiogramma (ECG) e un ecocardiogramma, al fine di identificare potenziali aritmie o alterazioni di dimensione o forma delle cardiache. La fibrillazione atriale è di comune riscontro nei pazienti scompensati.
Oltre a questi esami, per confermare la diagnosi di scompenso cardiaco vengono effettuati anche degli esami del sangue, controllando in particolar modo il dosaggio dei peptidi natriuretici ( NT -proBNP), i quali tendono ad aumentare in presenza di scompenso cardiaco.
Fattori di rischio e cause
Le principali cause di scompenso cardiaco rimandano sostanzialmente ad altre patologie cardiache preesistenti, tra le quali:
- Cardiopatia ischemica;
- Cardiopatia dilatativa;
- Ipertensione arteriosa;
- Valvulopatie (cardiopatia strutturale).
Per quanto riguarda i fattori di rischio, i più rilevanti sono senza dubbio i seguenti:
- Diabete;
- Obesità;
- Età avanzata;
- Abitudini di vita non salutari;
- Fumo;
- Inattività fisica;
- Eccessivo consumo di alcol;
- Aterosclerosi coronarica;
- Ipertensione arteriosa;
- Infezioni virali;
- Patologie renali croniche.
Persino alcuni trattamenti oncologici, quali chemioterapia e radioterapia, possono avere, come potenziale effetto collaterale, quello di aumentare il rischio di insufficienza cardiaca.
Cenni di trattamento
Il trattamento dello scompenso cardiaco si basa prevalentemente su terapie farmacologiche e sul cambiamento dello stile di vita. I principali farmaci utilizzati per combattere l’insufficienza cardiaca includono:
- ACE-inibitori;
- Antagonisti dei recettori dell’angiotensina (ARNI);
- Beta-bloccanti;
- Diuretici;
- Gliflozine (SGLT2i);
- Stimolatori della guanilato ciclasi solubile (sGC);
- Inibitori della Neprolisina (NEP).
Al di là della terapia farmacologica, in pazienti selezionati, potrebbe essere necessario anche ll’impianto di un device di resincronizzazione cardiaca (CRT), o l’impianto di defibrillatore automatico (ICD); questi dispositivi si inseriscono in tasche sottocutanee. Invece, nei casi più gravi e che si sono dimostrati maggiormente refrattari alle terapie già citate, può essere valutata anche la possibilità di un trapianto di cuore.
Perché è importante fare prevenzione
Lo scompenso cardiaco rappresenta una patologia molto debilitante, qualora non venisse trattata a dovere. L’insufficienza cardiaca può infatti portare a un progressivo peggioramento della qualità della vita e, oltre a questo, sfortunatamente anche a un aumento della mortalità. è anche una delle principali cause di ricovero nella popolazione ultrasessantenne.
Per contrastare tale patologia, la prevenzione assume un ruolo primario ed essenziale. Può essere fondamentale effettuare controlli regolari per quanto concerne pressione arteriosa, diabete e altri fattori di rischio principali. Sottoporsi regolarmente a visite cardiologiche per scongiurare coronaropatie o valvulopatie è fondamentale per evitare o ritardare l’insorgenza di scompenso cardiaco. Anche adottare uno stile di vita più salutare, seguendo una dieta equilibrata, facendo sport e controllando lo stress risulta utile per ridurre i rischi di insufficienza cardiaca. L’approccio preventivo e consapevole è quindi lo strumento migliore per contrastare lo scompenso cardiaco e la sua incidenza, sempre maggiore.